Miotto ("Campanella")

La famiglia Miotto di Castagnole apparentemente non appartiene al ceppo di Paese, anche se si tiene in considerazione la possibilità che si tratti di un ramo staccatosi in tempi remoti.

L’ipotesi è determinata unicamente dal combaciare delle omonimie ricorrenti nelle tre casate, tuttavia senza certezza. Ad esempio i Luigi presenti nella famiglia dei “Campanella” erano contemporanei a quelli di Paese e così dicasi dei Sante che si trovavano anche tra gli omonimi di Padernello.

[…] È accertato che l’8 Ottobre 1834 a Monfumo nasceva Luigi Miotto che sposò Giovanna Gasparello di Cornuda, nata il 23 Giugno 1844, andando ad abitare a Covolo, in Borgo Rovigo, in una casa colonica del Conte Carregiani del quale erano fittavoli. La gente del posto li conosceva con il soprannome Campanella, attribuito nel tempo in cui – si racconta - un predecessore era addetto al suono di una piccola campana posta all’interno di un podere, che serviva per dare l’allarme in caso di incendio o di pericolo incombente. Un’ipotesi tuttavia che sembra destituita di fondamento... […].

Nella casa padronale, prima di propagarsi in località diverse, i Miotto erano una grande famiglia patriarcale, con almeno cinque nuclei che si aiutavano a vicenda, e in ciò erano la loro forza e la loro sicurezza.

Uno dei figli di Luigi, Sante, sposò la compaesana Giovanna Barbisan. Sante, nato a Onigo il 4 Aprile 1887, era probabilmente il più giovane dato che la madre aveva superato la quarantina. Giovanna era più giovane di lui di quattro anni, essendo nata il 29 Agosto 1891. Si sposarono mentre stava per esplodere la prima guerra mondiale, ma ciò non impedì loro di mettere al mondo il primo figlio, Alessandro, nato il 13 Marzo 1916 quando suo padre era probabilmente sotto le armi assieme ad un altro fratello che viveva con il proprio nucleo nella stessa casa. Intanto pure la famiglia Barbisan, ossia quella della moglie di Sante, dato che il fronte della Grande Guerra si attestava lungo il Piave, si metteva in salvo andando in Piemonte presso alcuni parenti e fu così che qualcuno di essi piantò radici stabilmente in quella regione. 

Finita la guerra Sante ritornò in famiglia e i due sposi fecero venire al mondo Giuseppina, il 29 Aprile 1919. Giuseppina si fece religiosa e nel 1940 prese i voti perpetui a Roma abbracciando l’Ordine delle Suore Missionarie di Maria. Vive ora a Sanremo (Liguria).

Intanto, il 2 Aprile 1921 era nato un fratellino, Virgilio, che sposerà Bertilla Pavan dei “Pavanéti” di Castagnole, nata il 29 Settembre 1926.

Quattro anni più tardi, il 14 Gennaio 1925, nacque Eugenio che si unirà con Leonilde Rossi, pure lei da Castagnole, nata il 16 Novembre 1927.

I tre figli di Sante sposarono quindi tre signorine di Castagnole, e il motivo è presto spiegato. Finita la Guerra 1915-18, la famiglia Miotto venne a trovarsi in difficoltà a causa della morte del fratello di Sante, caduto al fronte lasciando cinque orfani e la vedova impossibilitata a mantenerli. Inizialmente Sante se ne fece carico, ma dodici persone erano troppe anche per uno stacanovista come lui. Le cose andarono avanti abbastanza bene finché i nipoti, crescendo, diventarono più autonomi ed iniziò qualche incomprensione. Fu a questo punto che Sante decise di uscire da quella casa per affrontare una nuova avventura tutta sua. Lasciò Covolo per seguire il possidente Quinto Perissinotto a Castagnole, che aveva varie proprietà sparse nel territorio del Comune di Paese.

Era il mese di Ottobre del 1935 quando Sante e la sposa Giovanna Barbisan, con i figli Giuseppina ed Eugenio s’incamminarono con le loro poche masserizie e alcuni attrezzi agricoli verso la pianura trevigiana, salutando gli ameni Colli che li avevano visti nascere e crescere. Era questo il destino delle famiglie semplici, che dovevano spostarsi colà dove c’era possibilità di guadagnarsi da vivere lavorando la terra d’altri. Era questa la loro vita, il loro perenne destino, una condizione che si riteneva immutabile e che equivaleva alla stessa esistenza. Avere un buon padrone era una polizza assicurativa per il futuro della famiglia, ma occorreva tenerselo buono e assecondare tanti suoi desideri, non sempre e non tutti legittimi. […]

(L’epopea di questa famiglia è raccontata interamente nel 4° vol. “Famiglie d’altri tempi”. Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

 

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