Sartoretto ("Castaldo")

Era questa la famiglia contadina insediata a Musano, frazione del Comune di Trevignano (Treviso), in quella che un tempo era stata la “Casa Frata”, ora proprietà dei Parisotto di Postioma, la cui storia è raccontata in questo stesso volume. Le famiglie Parisotto-Sartoretto s’imparentarono quando Adriano Sartoretto, figlio di Giovanni (1868-1957) e di Rosa Rossi (1874), prese in carico a mezzadria i terreni e la casa colonica dei Parisotto. Fu in questa circostanza che una delle sue figlie, Bertilla (1926), s’innamorò di Danilo Parisotto, figlio di Romano e dopo un periodo di fidanzamento i due convolarono a nozze.

Giovanni Sartoretto, figlio di Giuseppe detto Castaldo e marito di Rosa, nei primi decenni del secolo scorso era mezzadro di Giambattista Coletti (1844-1913) figlio di Antonio, medico e facoltoso proprietario terriero che aveva importanti possedimenti a Musano e a Falzè di Trevigiano, e pure a Fanzolo di Vedelago. La sua vetusta villa è tuttora visibile nel centro di Musano in Piazza Indipendenza 37, ora di proprietà dell’Unità Locale Socio Sanitaria n. 10. L’immobile sorge in mezzo ad un lussureggiante parco alberato, recintato da una mura di sassi. 

Inizialmente, i Sartoretto occupavano una casa padronale di Coletti lavorando una quindicina di campi di terra in vari appezzamenti in diverse località. L’edificio si trovava in Via Sentiero. Era sotto quell’unico tetto che vivevano insieme i Sartoretto, finché i due figli maschi di Giuseppe, Giovanni e Ferdinando, nel 1910 decisero di separarsi. Fu così che, mentre Ferdinando continuava il rapporto con il Coletti, Giovanni diventò fittavolo di Vergani da Montebelluna, andando ad insediarsi in una sua casa colonica in Via Mercato, laterale di Via Castello.

[…] Tra i figli di Giovanni e Rosa Rossi c’era Adriano (1897-1972), marito di Erminia Tosello (1898-1965), dalla quale ebbe nove eredi a cavallo delle due guerre mondiali. Gli altri due figli maschi di Giovanni erano Vincenzo (1909), che sposò Cesira Martignago (1914), coppia emigrata in Piemonte, e Luigi (1911), sposo di Angela Martignago (1914) cugina di Cesira. Giovanni e Rosa avevano pure delle figlie che si accasarono nei dintorni. Loro nipote era don Antonio Sartoretto, parroco, autore di “Memorie storiche di Musano”, diventato poi monsignore e per vari anni custode dell’archivio diocesano presso la Curia di Treviso. 

[…] Adriano Sartoretto ed Erminia Tosello si sposarono nella chiesa di Musano nel 1920 e, dato che le condizioni contrattuali con il Vergani lasciavano intravvedere un certo beneficio anche per loro, generosamente misero al mondo una schiera di discendenti. Non che fossero un capriccio, tutt’altro: erano braccia buone da lavoro, visto che la terra da coltivare era tanta e, per fortuna, anche buona. Certo, si trattava di lavorare sodo ma almeno avevano di che campare. Non c’erano alternative al far nascere nuovi bambini se si voleva progredire. Di macchinari nemmeno a parlarne. Si era sentito in giro che qualche macchina aveva cominciato a diffondersi, ma sembravano favole perché i padroni non erano interessati a spendere fior di quattrini per agevolare il lavoro dei loro subalterni. E poi, chi le avrebbe manovrate? Sarebbe stato necessario ricorrere a gente specializzata, che costava cara. No, non era il caso di cimentarsi con simili infernali aggeggi. Questo era ancora il sentire più diffuso nelle campagne venete dove di braccia ce n’erano quante se ne voleva e, in fondo, non costavano più di tanto soprattutto nell’immediato primo dopoguerra. Conveniva eventualmente aggiungere qualche bestia. Così la pensavano i padroni terrieri, ma intanto si diffondeva il malcontento, con i piccoli proprietari e i braccianti che andavano organizzandosi in leghe e associazioni per rivendicare maggiori diritti.

Nel 1916, a diciannove anni, Adriano Sartoretto partì per il servizio militare che purtroppo coincideva con una guerra che prometteva sì di coprirsi di gloria, ma che sarebbe stata cruenta e disastrosa più di tutte quelle finora combattute. Fatto è che, ricevuta la cartolina di arruolamento il 21 settembre 1916, Adriano, raggiunse l’VIII Reggimento Bersaglieri a Verona il 9 ottobre seguente, venendo assegnato alla Decima Compagnia. Terminato l’addestramento, nel marzo 1917 entrò nei Carabinieri ausiliari e in maggio, con la 110a Compagnia Mitraglieri, fu spedito al fronte sull’Altopiano di Asiago. 

L’impatto con i primi colpi di cannone fu assai traumatico, poi riuscì a superare la paura rassegnandosi al volere di Dio. Ogni giorno si doveva marciare su e giù per le mulattiere dei monti attorno a Enego, con il pesante zaino in spalla. Che confusione tutti quei soldati che sembravano spostarsi come marionette tra le baracche del campo, raccontava Adriano nel suo diario. Ogni giorno a scavare trincee finché arrivò il momento di andarle ad occupare con i muli stracarichi di armi e di vettovaglie. […]

(La storia completa nel 4° vol. “Famiglie d’altri tempi”. Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)

 

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