ventre di latta

“Se bastassero i figli a fare felicità …”, ribatté Federica. “Ma se hanno la fortuna di avere dei bravi genitori, allora è tutto più facile”. Mario, Federica, Doriana, Martino, Loredana, mons. Orlando, suor Angelica... sono solo alcuni dei personaggi che popolano il romanzo. Ritratti tridimensionali che si fissano indelebili nella memoria del lettore il quale, seguendo le loro vicende, ha la possibilità di rivivere uno spaccato di vita veneta lungo quasi mezzo secolo.

 

 


Una storia forte e coinvolgente; la caratterizzazione psicologica dei personaggi è curata e profonda; stimolante il ritratto sociale e culturale del Nordest che ne emerge… Un testo da tener d’occhio.
Paolo Perazzolo (Famiglia Cristiana)


Al centro di ogni storia c’è la vita della famiglia
l ventre di latta” è l’ultimo lavoro di Mariano Berti, lo scrittore trevigiano che del vissuto della civiltà rurale ha fatto il polo attorno al quale in passato ha annodato i suoi interessi di storico.Una ricerca preziosa, tutta intrisa dal sapore acre della campagna, dalla saggezza di chi la abita, “scritta” da mani callose, da volti assolati dalle fatiche dei campi... Piccoli tasselli di storia che di volta in volta hanno in parte ricomposto le tessere di un mosaico non ancora completo, ma già ricco.
Questa volta, come se le precedenti esperienze l’avessero pian piano preparato, veste felicemente i panni di romanziere. Con “Il ventre di latta”, Piazza Editore, euro 14, ci racconta una storia vera dai risvolti spesso imprevisti legata soltanto apparentemente a vicende circoscritte nello spazio ristretto della provincia, ma di fatto piccolo spaccato di un’intera società che vive il passaggio da un’economia legata ai campi a quella del cosiddetto “miracolo economico” degli anni sessanta-settanta e poi il lento tramontare di un sogno, l’illusione di un benessere sempre più pieno.
Un altro frammento di storia non priva del supporto della fantasia - “ogni autore ci mette del suo” confessa Berti – riproposta ancora una volta con un tessuto narrativo morbido e duttile alle diverse, talora assai forti situazioni, imposte dalla trama.
Al centro della vicenda narrata c’è una famiglia la cui storia d’amore - Federica e Mario protagonisti - pian piano naufraga e rovina, complici non soltanto la poca avvedutezza economica nella conduzione degli affari, ma anche scelte personali moralmente discutibili che finiscono con il lacerare rapporti e incrinare fortemente sicurezze affettive.
E’ la crisi di un rapporto e l’inizio di una sofferenza immensa che sconvolge la vita dei due principali protagonisti attorno ai quali ruotano personaggi costruiti da Berti con sapiente competenza psicologica, “scavati”, scolpiti si direbbe, dall’interno.
E’ il caso di Doriana, rude nei tratti, bigotta, petulante, talvolta vendicativa, intransigente con il marito e i figli, di suor Angelica, che interpreta appieno il ruolo che la sua vocazione le richiede, di Loredana alla quale Berti affida la svolta del romanzo che volutamente vogliamo qui sottacere.
E’ lei che riscatta il padre dal degrado fisico e morale che l’avevano costretto a lasciare la famiglia per rifugiarsi, pezzente e barbone, in un abbandonato cassone metallico: un ventre di latta, dentro il quale la disperazione si sposa con la miseria, con l’abbandono, con lo smarrimento che uccide l’animo e costringe a fare i conti con una vita sbagliata e fallimentare.
Poi la... svolta. La luce. La rinascita. Il riscatto. Il recupero di quella dignità smarrita e degli affetti prima violentati perché, oltre la miseria umana e i giorni amari dell’inquietudine, oltre il buio più fitto c’è un raggio di sole che viene ... dall’alto. Le vicende dell’uomo si intrecciano sempre con quelli della provvidenza.
Merito di Berti è senz’altro quello di ricomporre con maestria i diversi i fili del suo racconto. Il lettore non tarderà a scoprire nelle 340 pagine de “Il ventre di latta”, l’intreccio di più storie, che alla fine si armonizzano in un quadro sempre più ampio nel quale anche un piccolo frammento può diventare metafora di una storia più grande.
(Mario Cutuli)
Proscenio del 28/10/2014
martedì 28 ottobre pomeriggio, alla Casa dei Carraresi, sala dei Brittoni a cura di Bruna Brazzalotto poetessa e pittrice, direttrice del Circolo "Amissi de la poesia" di Treviso.



L'autore del “Il ventre di latta” Mariano Berti (Piazza Editore 2012), trevigiano nato a Paese e giornalista, è anche uno studioso della vita della famiglia veneta che ha saputo leggere dentro gli animi dei componenti delle famiglie di un tempo e attraverso il confronto fa una analisi attenta delle famiglie di oggi. In questo romanzo racconta l'incontro e la vita di Federica e Mario, due giovani che si innamorano e vivono in un primo momento una vita d'amore con i loro due figli Loredana e Matteo. Questo periodo di serenità e ricchezza non dura a lungo però, Mario si lascia trascinare prima ad incontrare gli amici in osteria e poi nella via del gioco e un po' alla volta si allontana dalla famiglia. Federica riesce a reagire trovandosi un lavoro, ma cade nella sofferenza e la situazione si fa sempre più difficile. La famiglia di Mario non capisce il comportamento del figlio, mentre la famiglia di Federica si allontana sempre più da lei e cerca di nascondere la situazione per il buon nome della famiglia, la figlia viene così giudicata la pecora nera. Una lettura scorrevole, a volte della vera poesia fra la prima parte dove apre con la presentazione dei due protagonisti Federica e Mario. Il loro innamoramento, la difficoltà nel ritrovarsi come coppia ed infine la riconciliazione. Sarà la figlia Loredana, con la sua forza di carattere, ad aiutare tutta la famiglia per uscire dalla difficile situazione in cui si era venuta a trovare. La ricerca che Mariano Berti ha dovuto fare per accompagnare i personaggi a trovare le soluzioni ai loro problemi che sono di carattere sia psicologico che materiale rende questo libro un testo di riferimento. L'autore cattura l'attenzione del lettore fino all'ultima pagina entrando nell'animo dei personaggi attraverso l’amore e la sofferenza. Il romanzo si sviluppa portando nella scena personaggi semplici dove il lavoro è al primo posto unito al buon nome della famiglia. Mariano Berti inserisce il romanzo negli anni del boom economico nel Veneto e non manca di descrivere attraverso i dialoghi e una narrazione efficace la situazione economica, politica, sociale e religiosa in cui queste famiglie si confrontano.
BRUNA BRAZZALOTTO

“Se bastassero i figli a fare felicità …”, ribatté Federica.
“Ma se hanno la fortuna di avere dei bravi genitori, allora è tutto più facile”.
Mario, Federica, Doriana, Martino, Loredana, mons. Orlando, suor Angelica … sono solo alcuni dei personaggi che popolano il romanzo.
Ritratti tridimensionali che si fissano indelebili nella memoria del lettore il quale, seguendo le loro vicende, ha la possibilità di rivivere uno spaccato di vita veneta lungo quasi mezzo secolo.
Fa da fil rouge il racconto di un amore tra due giovani: Mario e Federica. Unione d’amore, allietata dalla nascita di due figli. Però ben presto i vizi ben nascosti di Mario e i suoi affari sballati porteranno la famigliola alla rovina. Per sfuggire ai creditori Mario si dà alla latitanza. In più, Doriana, la mamma bigotta e inflessibile di Federica, scaricherà sulla figlia le colpe della disfatta.
L’aiuto di suor Angelica e la maturità di Loredana risolleveranno le sorti familiari. Mario, sfruttato da un imprenditore senza scrupoli, alcolizzato e ridotto a vivere una vita da barbone, sarà aiutato a rientrare …
(Prof. M. Di Iasio)
Un racconto duro, crudo nella sua verità, che cattura l’attenzione del lettore pagina dopo pagina fino al suo epilogo, regalandogli momenti di vivida emozione. Indimenticabile.

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